martedì 28 novembre 2017

Domanda e Risposta: Essere una Sacerdotessa nella vita di tutti i giorni

Originariamente pubblicato su Dee Oltre Le Nebbie
Autrice: Anna Bordin



Oggi voglio rispondere ad una domanda che mi ha fatto Elena su FB.

“Ero molto curiosa anche su un altro aspetto della vita da sacerdotessa: quello che di solito non si racconta in giro: noi amichevolmente lo chiamiamo “il grattare la cera dalle tovaglie d’altare”, ma cosa significa sacerdotessare (il nostro personalissimo neologismo per descrivere il lavoro di una sacerdotessa, n.d.a.) e continuare a vivere comunque la vita di tutti i giorni, con il lavoro, le bollette, il mutuo, la pigrizia, la famiglia ecc.?…”

Il fatto di Essere una sacerdotessa è parte integrante dalla mia vita, non è una cosa staccata dal lavoro quotidiano in ospedale, oppure dagli impegni con la mia famiglia o i miei amici. Il mio essere una sacerdotessa è compreso in ogni mio gesto, che cerco di fare al meglio delle mie capacità, dandomi spesso anche la possibilità di fallire, di non fare le cose “per bene”.
In quello che so fare bene ho un EGO smisurato e mi sento forte dell’essere la persona giusta per qual ruolo, quando affronto cose che non conosco, la situazione è ben diversa. Caratterialmente sarei del tipo “lascia che facciano gli altri”, ma una delle cose che ho imparato negli ultimi anni (e sulla quale sto ancora lavorando parecchio) è la capacità di chiedere aiuto a chi ne sa più di me senza sentirmi per questo sminuita o ignorante, per una persona testarda e orgogliosa come me non è sempre facile ammettere di avere una difficoltà, ma ho scoperto che le persone che la Dea mette sulla nostra strada sono esattamente quelle che ci “servono” in quel preciso momento. Le Donne e gli Uomini che ho incontrato negli ultimi anni sono stati TUTTI importanti per la mia crescita personale, anche coloro che mi hanno fatto soffrire.

Sacerdotessa “si è”, non “si fa” ed è per questo che le cose della vita quotidiana si intersecano e combinano perfettamente per permetterti di seguire questa vocazione dell’Anima. Un esempio che porto sempre alle persone che mi chiedono, come Elena, come ho fatto a fare tutto, è questo: io non sono mai stata una buona amministratrice del mio denaro personale e, come i miei amici sanno, sono spesso in bolletta o quasi, ma di una cosa sono certa, se un certo percorso è parte del cammino della tua Anima le risorse per seguirlo arrivano, in un modo o nell’altro.

e da qui rispondo alla seconda parte della domanda,

“…Nello specifico, mi chiedevo cosa vuol dire per tre volte l’anno (durante le Spirali di addestramento a Glastonbury) mollare tutto, prendere l’aereo e partire, ore di aereo, bus, notti a dormire in aeroporto e simili, con qualsiasi tempo atmosferico o qualunque casino si abbia a casa.”

Per me, ha voluto e vuol dire tornare ad essere vera con me stessa, tornare alla casa della mia Anima, vuol dire essere presente e impegnata in qualcosa che in primo luogo è solo mio, il mio personale rapporto con la Dea, in questo caso con la Signora di Avalon.

Tutto lo “sbattimento” del lungo viaggio, è solo una delle innumerevoli sfide che Lei ti pone davanti per vedere se ci sei o ci fai..

ahahahah No, sto scherzando…

E' parte del cammino stesso. è il tempo che mi è servito ogni volta per staccarmi dalle preoccupazioni “babbane” e concentrarmi di nuovo su me stessa, e al ritorno per poter rielaborare ciò che avevo appreso prima di tornare, cambiata, nel mondo.
E' sicuramente difficile, stancante, a volte pure preoccupante cominciare mesi prima a organizzare il viaggio, e il volo e l’alloggio e cosa mangio e come faccio coi soldi (che non ho), e non ho fatto bene i compiti (perchè fare il Training dei primi due anni a distanza non è per niente facile, ma di questo scriverò un’altra volta), e tutte quelle piccole/grandi resistenze che la mia io pigra e paurosa mi metteva davanti ogni volta, eppure ogni volta che partivo mi sentivo leggera, al posto giusto, con le risorse giuste nella mia Scarsella da Sacerdotessa, non di più e non di meno di quelle che mi servivano in quel momento.



(Piccola nota personale: se avete intenzione di seguire il training a Glastonbury prima o poi, vi consiglio di mettere nella vostra Scarsella da Sacerdotessa un buonissimo equipaggiamento da pioggia perchè, come il buon B.P. diceva sempre, “Non esiste buono o cattivo tempo, ma solo buono o cattivo equipaggiamento.”. E di questo vecchio adagio ho avuto riprova mentre compivamo i nostri pellegrinaggi sacri attorno all’isola di Avalon.)

Spero di averti risposto cara Elena…

 P.s. per chi non lo sapesse B.P. è il diminutivo affettuoso che ogni Scout da' a Lord Baden Powell of Gilwell, fondatore degli Scout.