Traduzione a cura di Elena della Laguna per Casa della Dea, su gentile concessione dell'autore.
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Tradizione contro UPG: una falsa dicotomia
Articolo originale: The Lore vs. UPG: A False Dichotomy (1 marzo 2015)
Efeso (Turchia) - Foto originale di John Beckett |
Sono un druido, non un ricostruzionista celtico. Valorizzo la buona cultura, ma non ne sono ossessionato. Sono stato un avido lettore per tutta la vita e ho una bella collezione di libri, ma non ci sono libri sul mio altare.
Più importante, non c’è quantità di lettura e studio che basti ad esorcizzare i tentacoli del fondamentalismo dalla mia anima.
Per questo è frustrante per me vedere dei Pagani dispregiare l’esperienza diretta e propagandare la superiorità della tradizione. Questo va avanti da tanto tempo, ma mi sembra di vederne sempre di più nelle ultime settimane. Non è semplicemente una questione di propensione per i libri contro la propensione per l’esperienza. Piuttosto, questo problema complica i nostri sforzi per stabilire pratiche politeiste che siano profonde, significative e autentiche.
La Tradizione è “un corpo di tradizioni e conoscenza su un soggetto, o detenute da un gruppo in particolare”. Ma quando viene usata in un contesto pagano, “Tradizione” quasi sicuramente denota la parola scritta – le storie che i nostri antenati raccontavano sulle loro vite e i loro Déi. Queste storie e i documenti storici dal loro tempo sono estremamente preziosi nei nostri sforzi per connettersi con i nostri antichi antenati, per imparare le loro pratiche e i loro valori, e per imparare ad approcciarci agli Déi che erano parte delle loro vite.
Ma per quanto sia preziosa la tradizione, non è la sola via che conosciamo per gli Déi.
Le informazioni che vengono dalla nostra diretta esperienza degli Déi, degli antenati e degli spiriti è spesso chiamata UPG - Unverified Personal Gnosis, Conoscenza Personale e Non Verificabile. Quando viene fatta nella maniera corretta, etichettare simili informazioni come UPG riconosce l’incertezza dell’esperienza religiosa. Ciò di cui facciamo esperienza è indubbiamente reale, ma le nostre interpretazioni sono soggette ad errore. Non possiamo aspettarci che le nostre esperienze soggettive siano autorità per altri che non hanno condiviso la stessa esperienza.
Tuttavia, se un Dio si sta muovendo nel mondo, altri potrebbero avere esperienze simili e arrivare a conclusioni simili; le nuove informazioni diventano conoscenza personale condivisa. Se abbastanza persone condividono la conoscenza e se questa è significativa e utile, eventualmente può diventare gnosi verificata e diventa un’aggiunta alla tradizione.
Tutto questo è giusto nella teoria, ma nella pratica la UPG è spesso respinta, specialmente se esprime in qualche modo variazioni rispetto alla tradizione.
Privilegiare la tradizione e respingere l’esperienza è il risultato diretto del vivere in una cultura prevalentemente protestante.
Se volete vincere una disputa in una Chiesa cristiana fondamentalista, cominciate con “La Bibbia dice che...”
Nessun appello all’evidenza, alla ragione o alla filosofia può battere un appello all’autorità della Bibbia. La Bibbia è presumibilmente stata divinamente ispirata e infallibile. Questa è un’estensione del concetto di Sola Scriptura – la Bibbia non è semplicemente un’autorità, è la suprema autorità. Pagani e politeisti possono essersi allontanati dal Cristianesimo, ma questi concetti cristiani possono essere ancora molto attivi nel nostro subconscio.
La nostra preferenza per la parola scritta si estende oltre alla religione. La memoria è fallibile e le interpretazioni sono soggettive, ma la parola scritta rimane costante. E’ per questo che Hammurabi ha inciso le sue leggi su tavole di pietra, e per questo i nostri contratti sono scritti e firmati con inchiostro indelebile. Ma mentre la consistenza assoluta è una cosa buona per i contratti, può spedire le tradizioni religiose nella stagnazione e nell’irrilevanza.
Poi c’è l’idea del progresso religioso e l’anticipazione – l’idea che come gli animali si evolvano dal basso verso l’alto (un concetto piuttosto arrogante), anche la religione si sia evoluta dall’animismo al politeismo al monoteismo. C’è molto di questo nel lavoro dei primi Druidi Revivalisti, che presumevano che il cristianesimo anglicano del loro tempo fosse la penultima evoluzione della religione e quindi gli antichi Druidi sarebbero stati i predecessori di questa.
In una recente conversazione su Twitter, il filosofo e teologo Edward Butler discute queste idee e il loro effetto sul politeismo contemporaneo.
La tesi dell’”anticipazione” sembra aver informato il punto di vista che la religione necessariamente “evolve”, dal politeismo al monoteismo.E’ molto insidiosa, in quanto ci porta a vedere la complessità come declino delle antiche tradizioni.La stessa nozione di cambiamento nelle nostre tradizioni impaurisce, perchè il cambiamento porterebbe al monoteismo…così arriviamo a vedere noi stessi come meri preservatori di tradizioni al meglio che possiamo, invece di rapportarci con gli Déi viventi.
Possiamo essere pesci politeisti, ma nuotiamo in un oceano monoteista.
La nostra sovracultura protestante ci dice anche che chi parla con gli Déi è pazzo. A volte questo si riferisce al fatto che mistici e God-Speakers hanno una differente presa sulla realtà rispetto al normale. Ma si riferisce anche al fatto che alcune persone che dichiarano di parlare con gli Déi sono genuinamente mentalmente malate.
Questo rende il discernimento un affare caotico. Come possiamo distinguere i veri messaggi dagli Déi da quelli che sono guidati dalla malattia...e da quelli che sostengono di parlare con gli Déi per pompare il loro ego? E’ molto semplice citare la tradizione e abbatterli.
Sfortunatamente, ciò significa anche che c’è la possibilità di ignorare della saggezza genuina proveniente dagli Déi, e rendiamo meno probabile che noi stessi Li vivremo in prima persona.
Da dove pensiamo che sia arrivata la tradizione? A meno che non siate un non-teista che pensa che le storie dei nostri antenati siano completamente e interamente inventate, le tradizioni sono venute da persone che hanno avuto esperienze degli Déi in prima persona. La tradizione è iniziata come la UPG di qualcuno.
C’è più di un fattore coinvolto qui. E’ più facile ignorare un libro che ignorare una divinità che vi dice di fare qualcosa di scomodo.
Abbiamo bisogno sia della tradizione sia della UPG. Abbiamo bisogno della tradizione per connetterci ai nostri antenati e alla loro saggezza. Abbiamo bisogno della tradizione per trovare linee guida per interpretare le nostre esperienze.
Abbiamo bisogno della UPG per mantenere viva la tradizione. Abbiamo bisogno della UPG per ricordarci che gli Déi non sono principi astratti – sono esseri reali, distinti e viventi con i loro obiettivi, desideri, personalità e aree di responsabilità.
Una religione con Déi reali è caotica, imprevedibile, e spaventosa. Per quanto sia patito dell’ordine, non la vorrei assolutamente diversa.
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Questo articolo è importante anche per tutti i Druidi che non fanno parte dell'Obod. Bellissime parole spese per gli Déi. Che Oghma il Sapiente possa sempre guidarti. F.r.
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