La festività romana di oggi presenta un doppio nome: sui calendari è detta Divalia, gli autori invece la chiamano Angeronalia. Si suppone che si tratti di due nomi diversi, Dia e Angerona, associati alla stessa divinità, quella che sovrintende alla natura creatrice.
Dia viene ricordata di solito negli Ambarvalia a maggio.
I sacrifici in onore di Angerona avrebbero invece, secondo Macrobio, il compito di tenere lontani pene e dolori. Sarebbero stati officiati dai pontefici nel tempio di Voluptia, la personificazione della Voluttà, quivi rappresentata con un dito sulle labbra nel segno tradizionale del silenzio e detta qui Angerona.
Secondo un'altra versione il nome del sacrificio risalirebbe alla fine di un'epidemia di angina.
La versione più interessante ci viene da Plinio e da Solino: il sacrificio venne istituito per espiare una colpa di Valerio Sorano, che aveva pronunciato inavvertitamente il nome sacro e segreto della dea protettrice di Roma, colei che viene chiamata tradizionalmente Bona Dea. Se i nemici della città avessero infatti conosciuto il nome segreto di Roma, sarebbe stato facile conquistarla.
Non è una sorpresa che queso sacrificio venisse celebrato il 21 dicebre, giorno del solstizio d'inverno e dunque punto di passaggio in cui l'ordine del mondo poteva venire sconvolto.
L'associazione tra la dea Dia e il sacrificio effettuato nel tempio della Voluttà rappresenterebbe l'anello di congiunzione tra la fertilità della terra e quella umana; a differenza del concetto negativo cristiano, per gli antichi la Voluttà era collegata all'eros e alla forza creatrice che portava il cosmo a congiungersi e a generare nuova vita.
Siti di approfondimento:
- Angerona su Il Cerchio della Luna
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