"Ridotto dunque in questo stato e costretto in solitudine, mi ritirai in un angolo della stalla. E mentre penso fra me all'insolenza dei miei simili e per il giorno seguente macchino una vendetta per il perfido cavallo quando sarei diventato di nuovo Lucio, scorgo una statua della dea Epona che stava in un chiostro in mezzo al pilastro che sosteneva le travi della stalla, quasi nel centro esatto, che era stata ornata accuratamente di corolle di rose e per giunta fresche."
Apuleio, L'Asino d'oro III, 27
Epona era la Dea dei cavalli per la Gallia, equiparabile alla gallese Rhiannon e all'irlandese Macha.
Il suo nome deriva dalla radice indoeuropea *ékuos, che ha dato origine al latino equus, all'irlandese antico ech, e a molti altri fino a quello che ci è più familiare, il greco Ηιππος (híppos), dal quale derivano parole come ippodromo e ippopotamo, cavallo d'acqua.
Dalla Gallia il culto arrivò tra i romani probabilmente per la devozione delle truppe a cavallo; a Milano il suo tempio era situato dove oggi sorge la chiesa del S. Sepolcro.
La Dea era raffigurata sempre in groppa o accanto a un cavallo. Suoi attributi la cornucopia, simbolo di abbondanza, e la chiave e/o il cane, simbolo del suo ruolo di guida delle anime verso l'Altromondo (ricordiamoci che sono state ritrovate sepolture in cui il cavallo aveva seguito il suo cavaliere nell'ultimo viaggio...)
Il suo era un culto popolare, non celebrato con cerimonie pubbliche ma con la semplice devozione: come possiamo capire dal passo di Apuleio sopracitato, nelle stalle era facile trovare un sacello della dea. Questo ruolo di protezione è poi passato, con l'avvento del cristianesimo, a S. Antonio abate.
Links di approfondimento:
- Epona.net, bellissimo sito in inglese dedicato alla dea
- Epona su CelticWorld
- Epona su Il Calderone Magico
Preghiera a Epona
Saluti, Madre dei Cavalli!
Saluti, Signora i cui figli
Sono l'incarnazione del vento
E corrono come fuoco e tuono
Attraversando campi e pianure.
Portaci con Te, Signora,
Come portasti i nostri antenati
Attraverso fiumi e continenti,
Come Tu porti i nostri sogni
E i nostri incubi,
Porta con Te desideri e speranze,
Accompagnaci nell'avventura
E accompagnaci sani e salvi a casa,
E fa' che non smettiamo mai di correre
Verso il lontano orizzonte
Delle infinite possibilità.
Liberamente tradotta dal breviario dell'Ordine delle Horae.
Translated with permission.