domenica 24 giugno 2012

24 giugno - Fors Fortuna


Oggi era giorno di grande festa per tutta la gente e in particolare i più poveri, che si recavano a invocare la Dea e festeggiavano fino a notte fonda, bevendo e divertendosi su barche inghirlandate di fiori.
Secondo Lanternari questi festeggiamenti sarebbero poi passati alla festa cristiana di S.Giovanni, per il patrocinio che la Dea poteva avere sui culti agrari e sul clima. [1]

La dea Fortuna è una delle divinità più antiche di Roma, il cui culto fu particolarmente favorito da Servio Tullio che dedicò alla Dea ben 26 templi nella capitale, ciasuno dedicato ad una sua sfaccettatura.
Non va confusa con Sors, la Sorte, in quanto Fortuna ha sempre un carattere positivo (anche se a volte doppio).

Nonostante come tutte le divinità pagane ne sia stato bandito il culto con l'editto di Teodosio, la sua figura rimane come simbolo della sorte, buona o cattiva, e come essa compare spesso nell'iconografia medievale; in questo caso spesso è in bilico su una palla o sulla sua ruota, a significare la fugacità del suo favore, oppure con un lungo ciuffo di capelli sulla fronte e la nuca rasata: perchè, una volta lasciata andare, è difficile prenderla...
Altri suoi attributi la cornucopia dell'abbondanza e il timone con cui guida la vita dell'uomo.

[1] Vittorio Lanternari, La politica culturale della Chiesa nelle campagne, in 'Societa', XI, 1955, p. 65

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Preghiera a Fortuna

Signora della ruota roteante

Che a volte gira verso l'alto, a volte verso il basso;
Signora che ferisce e cura,
Signora che ci fa girare e girare,
Ti imploriamo, Fortuna, per avere abbondanza,
E ti preghiamo di non metterci da parte,
Perchè nessuno può sottrarsi alla tua magnifica ruota,
Ma tutti noi dobbiamo aggrapparci mentre gira.
Creatrice di possibilità e opportunità,
La tradizione dice che dietro sei calva,
Che prenderti per il ciuffo sulla fronte
E sperare nella tua gentilezza
E' il solo modo per vincere il tuo favore,
Ma sappiamo che non è vero.
Tu non sei mai gentile, ma molte volte
Dai ai lenti una seconda possibilità.
Signora delle tempeste, padrona dei marinai,
Tormento delle navi nelle onde,
Tu arrivi a noi come la risata di una zingara
E ci lasci silenziosamente.
Noi giriamo la ruota, tiriamo i dadi,
Curiamo le nostre ferite,
Ti chiamiamo una volta, ti imploriamo due volte,
Onoriamo te e i tuoi doni ambivalenti.


Liberamente tradotta dal breviario dell'Ordine delle Horae
Translated with permission. 

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